Associazione di volontariato Idra

iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale

Via Vittorio Emanuele II 135, 50134 FIRENZE; Tel. e fax 055.233.76.65; Tel. 055.48.03.22; Tel. e fax 055.41.04.24; e-mail idrafir@tin.it; web http://www.idraonlus.it/vecchiosito/inizio.html; www.idra.dadacasa.supereva.it

 

Firenze, 22.9.'03

 

Al presidente e ai membri della VI Commissione Consiliare

Ambiente e trasporti

COMUNE DI FIRENZE

e-mail comcons6@comune.fi.it

 

A séguito della richiesta, da parte di codesta Commissione, di formalizzare le osservazioni svolte in forma orale nel corso dell'audizione accordata alle associazioni ambientaliste l'11 settembre scorso presso la sede della Direzione Ambiente a Villa di Rusciano, e dedicata alla discussione della proposta di Regolamento delle attività rumorose, nel ringraziare per l'opportunità offertaci inoltriamo le note che seguono.

Segnaliamo peraltro che per impegni di lavoro probabilmente nessun membro dell'Associazione sarà in grado di presenziare alla prima riunione da Voi annunciata per il prossimo 25 settembre.

Confidiamo quindi nella lettura e nella considerazione della osservazioni che seguono, e nella possibilità di intervenire agli appuntamenti successivi, dei quali ci sarà gradito ricevere da Voi notizia.

Il presidente

Girolamo Dell'Olio

 

 

PROPOSTA DI REGOLAMENTO DELLE ATTIVITÀ RUMOROSE

OSSERVAZIONI

 

1.

La riflessione da noi condotta sulla proposta di Regolamento non ha potuto avvalersi, a monte, dello studio del Piano Comunale di Classificazione Acustica, in quanto quest'ultimo non è stato messo a disposizione dell'Associazione, né è stato chiesto alcun parere su di esso. Lo stesso testo della proposta di Regolamento è giunto a noi pochissimi giorni prima dell'audizione in Commissione.

Per il futuro chiediamo che le associazioni e i comitati dei cittadini siano messi in grado di analizzare con sufficiente agio e completezza la documentazione inerente le normative sugli impatti ambientali.

 

2.

Lo scarso tempo e materiale a disposizione ci hanno costretti a focalizzare l'attenzione su quegli aspetti della proposta di Regolamento che maggiormente si incrociano con la tematica delle "grandi opere" e dei "grandi cantieri" in programma per il prossimo decennio (se mai dieci anni basteranno) a Firenze.

Ci riferiamo quindi principalmente - a parte alcune considerazioni aggiuntive in coda - all'art. 10 della proposta di Regolamento.

 

3.

Lo scorso 11 settembre davanti alla Commissione abbiamo posto all'assessore all'Ambiente Vincenzo Bugliani (che faceva osservare come i punti di vista talora diversi e divergenti dei cittadini residenti e delle categorie economiche debbano trovare nell'ambito del confronto e della discussione una composizione, una sintesi) il seguente quesito: abbiamo chiesto se i punti di vista dell'ASL e dell'ARPAT siano da stimarsi "di parte" (e dunque anch'essi da "comporre", da "mediare"), o se invece siano da considerarsi terzi, in quanto autorevoli e competenti sul piano tecnico-scientifico.

Il prof. Bugliani ha saggiamente difeso questa seconda lettura del ruolo delle istituzioni pubbliche preposte alla tutela dell'ambiente e della salute.

La nostra Associazione desidera dunque sottolineare dinanzi a codesta Commissione i contenuti e la portata delle osservazioni che, in tema di grandi opere, l'ASL 10 e l'ARPAT hanno prodotto, per quanto concerne gli impatti acustici attesi dalle rispettive cantierizzazioni. Osservazioni che sembra a noi oltremodo doveroso considerare, tenuto conto della circostanza che già da sola la cantierizzazione per la TAV (le cui lavorazioni saranno anche notturne) durerà come minimo nove anni, e che ad essa si affiancheranno le tranvie, la terza corsia A1 e gli interventi urbanistici a Careggi, a Novoli, a Castello, a Peretola, per citare solo quelli di maggior impatto che figurano nei programmi di questa Amministrazione. Si tratta dunque di una sorta di lungo assedio alla città, esteso ad ogni sua parte e fin nel cuore dell'area metropolitana (consideriamo la direttrice Firenze - Sesto F.no - Calenzano, che sarà interessata dalla movimentazione di milioni di metri cubi di inerti), a partire dalle cave programmate nella Val di Marina. Un assedio forse meno cruento di quello di Carlo V, ma certo assai più lungo.

 

4.

Limitandoci alla sola cantierizzazione per la TAV e per le opere ad essa connesse, riportiamo qui [nostri i grassetti] quanto ha scritto il coordinatore del gruppo TAV Igiene Pubblica della ASL 10, dott. Giorgio Garofalo, in una nota inviata a novembre del '98 al responsabile del Nucleo di Valutazione di Impatto Ambientale della Regione Toscana, arch. Moreno Mugelli (oggi anche membro dell'Osservatorio Ambientale sulla cantierizzazione TAV di Firenze):

"Riteniamo che la lunga fase di funzionamento dei cantieri potrà avere un impatto eccessivamente pesante sulla complessiva vivibilità e fruibilità della città di Firenze. Non si può infatti ritenere soddisfatta la tutela della salute della popolazione, se la valutazione viene limitata alle analisi eseguite su modelli previsionali di dati sulla qualità dell'aria e sul rumore senza che si prenda in considerazione l'impatto globale che la simultanea apertura di più cantieri in area urbana avrà sulla circolazione di persone e merci sia nella stessa area urbana che nell'hinterland. Infatti i cantieri vanno ad incidere su una situazione già critica per quanto riguarda l'inquinamento acustico ed atmosferico originato dal traffico veicolare, e con particolare rilevanza per alcuni inquinanti atmosferici che superano in periodi critici, già nella situazione attuale, gli standard di qualità dell'aria. A nostro giudizio lo studio ha in sostanza sottovalutato quale impatto complessivo possa avere la messa in cantiere dell'opera e come le difficoltà temporanee, ma a lungo termine sulla mobilità cittadina e non solo possano pesantemente incidere sulla qualità della vita. A nostro avviso andrebbe approfondita l'analisi di tali problematiche tenendo anche conto anche dell'interazione funzionale che inevitabilmente si creerà tra i cantieri T.A.V. e la successiva messa in funzione di altre due importanti opere viarie, funzionalmente strettamente connesse con quanto in oggetto di valutazione, vale a dire la terza corsia autostradale e la variante di valico".

La nota non ha ricevuto - per quanto risulta a questa Associazione - alcun riscontro da parte della Regione Toscana. Addirittura, risulta che l'Unità Funzionale Igiene Pubblica dell'ASL 10 di Firenze sia stata esclusa (forse proprio a causa delle pesanti riserve espresse?) dal procedimento che ha portato all'approvazione del progetto di penetrazione urbana del nodo Alta Velocità di Firenze, conclusosi (per quanto in modo assai imperfetto e discutibile sul piano formale) con la seduta del 3 marzo '99 della Conferenza di servizi.

Persino il Gruppo di Lavoro nominato dal sindaco Mario Primicerio con ordinanza 8847 del 18.12.98, e coordinato dal Dirigente del Servizio Pianificazione, arch. Marcello Cocchi, incaricato di svolgere l’istruttoria sul "progetto definitivo" dell'attraversamento TAV di Firenze, non conteneva del resto al proprio interno né medici né epidemiologi né biologi né chimici né fisici. La conoscenza del progetto e le indicazioni correttive da parte dell’Amministrazione pubblica più vicina ai cittadini sono rimaste dunque ancora una volta clamorosamente 'scoperte' sul versante della salute pubblica e della protezione ambientale.

"Entrando nel merito più specifico circa l'analisi della singole problematiche - prosegue la nota citata, indirizzata dall'ASL 10 alla Regione Toscana - riteniamo che, per quanto riguarda il problema del rumore, la valutazione dell'impatto acustico debba essere indirizzata non solo sui recettori classicamente ritenuti più sensibili, quali scuole, ospedali, e residenze protette, ma anche su tutti gli altri edifici dove la permanenza di persone è prevista in modo prolungato (maggiore di 4 ore giornaliere), rientrando quindi in tale campo anche, ovviamente, tutte le civili abitazioni. E' bene ricordare come la situazione di inquinamento acustico presente in molte zone della città di Firenze sia già oggi, per problemi legati ai mezzi di trasporto, ben oltre i limiti considerati accettabili dall'OMS, raggiungendo quindi soglia di rischio per la salute della popolazione, per quanto attiene la possibilità di danni di tipo extrauditivo".

Dalla constatazione di queste e altre lacune e leggerezze progettuali individuate dall'ASL in materia di qualità dell'aria, rischio di interruzione della falda, approvvigionamento idrico e scarichi idrici, il dott. Garofalo deriva le seguenti conclusioni:

"Si ritiene in sostanza indispensabile l'istituzione di un osservatorio epidemiologico ai fini di una valutazione di impatto sulla salute:

  1. Monitoraggio di indicatori di esposizione per la valutazione dell'inquinamento ambientale diretto (rumore, suolo, aria ed onde elettromagnetiche) ed indiretto (aumento del numero delle giornate nelle quali possono verificarsi, per gli inquinanti atmosferici, livelli superiori a quelli di attenzione).
  2. Correlazione con i dati di morbilità (ricoveri ospedalieri, segnalazioni di medici a campione, numero di accessi per determinate cause inerenti ai Pronti Soccorso ecc.) e con misure di qualità della vita (es.: tempi di percorrenza media, accessibilità ai servizi pubblici essenziali da parte di fasce deboli (anziani, portatori di handicap)).

Rimane sottinteso che un tale osservatorio, per l'ampiezza dei dati da trattare e la durata della rilevazione, necessiti di appropriati finanziamenti destinati ad un miglioramento nella qualità delle risorse ad oggi disponibili".

Le cronache di tutti gli anni successivi, dal '98 fino ad oggi, attestano in quanta considerazione sia stata tenuta anche questa segnalazione di urgenza... Nel maggio 2000 l'ASL 10 presentò anche uno specifico "Progetto per la sorveglianza dell'impatto sulla salute della popolazione residente a Firenze" causato dalle grandi infrastrutture. Per attuarlo chiese 100 milioni di vecchie lire. Non ne fu stanziata neanche uno. Alcuni mesi più tardi, il 12 gennaio 2001, l'ASL tornò ad avanzare, questa volta insieme all'ARPAT, una "Proposta di monitoraggio ambientale sanitario dei cantieri delle grandi infrastrutture di trasporto pubblico". Ebbene, non sono stati reperiti neppure i pochi spiccioli (25 milioni di vecchie lire a fronte di un’opera da 2.423 miliardi, tutti pubblici!) necessari ad avviare lo studio preliminare, semestrale, programmato da ASL e ARPAT sulle modifiche della qualità della vita. "Si sottolinea la necessità e l’urgenza di questa fase preliminare sia per la corretta impostazione dello studio, sia al fine di avviare l’indagine prima dell’esecuzione dei lavori, in modo da poter disporre di dati confrontabili con le fasi successive", scrivevano ASL e ARPAT nella presentazione congiunta del progetto. Inutilmente. Ed è un dato di fatto che a questo punto non si potrà più realizzare uno studio serio della stato della salute a Firenze ante operam, a dispetto della circostanza che, come ribadiscono ASL e ARPAT, "le grandi opere in fase di avvio, caratterizzate dalla lunga durata e dalla localizzazione in un tessuto urbano già sofferente, incideranno sotto diversi aspetti sulla vita dei cittadini (aumento dei tempi di percorrenza, modifica dei percorsi e dei ritmi abituali, impatto psicologico derivante dalla presenza di lavori rilevanti in prossimità della propria abitazione, disagi legati al rumore, alla polverosità, ecc.)". I cittadini – osserva Idra - sono stati espropriati persino del diritto di rivalsa: come faranno a dimostrare, senza dati, l’entità dei danni subiti dagli incrementi di inquinamento e di stress?

 

5.

Anche l'Agenzia regionale per l'ambiente (ARPAT), nelle sue Osservazioni sullo Studio di Impatto Ambientale della penetrazione TAV di Firenze, ha espresso pesanti riserve, tenuto conto sia dei livelli di inquinamento acustico attesi in fase di cantierizzazione, sia di quelli in fase di esercizio della nuova linea AV, sia ancora di quelli correlati alle "opere connesse": "La mancanza di valutazione di impatto delle opere connesse alla realizzazione dell'opera ferroviaria rappresenta una lacuna particolarmente grave, infatti, molte di queste opere sono destinate a modificare in maniera sostanziale la vivibilità di intere zone alcune delle quali sono oggi interessate da un clima acustico molto migliore di quello medio della città di Firenze. L'immissione di consistenti, volumi di traffico in quelle aree, non accompagnata da una regolamentazione della viabilità in tutta la zona rischia di compromettere in maniera grave tale situazione favorevole in un'area assai più vasta delle sole arterie principali di traffico che potrebbero apparire direttamente interessate".

 

6.

Lo stesso Ministero dell'Ambiente, nel Parere n. 292 sulle conseguenze del progetto TAV nella città di Firenze, pronostica: "Per quanto riguarda l'impatto sonoro del progetto, sono diversi i recettori per i quali, anche a valle degli interventi di mitigazione previsti, permangono nelle simulazioni effettuate situazioni più o meno gravi di sofferenza". In periodo notturno "i punti che risultano superare i limiti a valle degli interventi di mitigazione sono 144 (44% del totale)" !

 

7.

Da quanto precede si evince abbastanza chiaramente la scarsa affidabilità tecnica e amministrativa delle giunte responsabili delle omissioni e delle 'distrazioni' descritte.

Sembra che la realizzazione delle cosiddette "grandi opere" sia considerata dalle forze politiche di governo locali una super-piorità, che non può e non deve tener conto delle cautele di carattere ambientale e sanitario suggerite a gran voce dagli stessi esperti indipendenti che operano nell'azienda sanitaria e nell'agenzia di protezione ambientale.

Un'indicazione inquietante in tal senso deriva dallo stesso commento che l'Amministrazione produce a proposito delle osservazioni proposte dalla ASL 10 nel merito della proposta di classificazione acustica del Comune di Firenze.

Nel suo Parere del 11.2.'02, prot. 991, dopo aver chiarito che "sottostimato rispetto ad altre problematiche ambientali, il rumore incide pesantemente sul benessere e sullo stato di salute di buona parte della popolazione fiorentina" e che "a Firenze il traffico stradale risulta la maggiore causa di esposizione non lavorativa al rumore, essendo ormai trascurabile l’apporto di altre sorgenti quali l’industria o l’artigianato", l'Unità Funzionale di Igiene Pubblica osserva - in relazione ai contenuti del Piano proposto dal Comune di Firenze - che:

E così conclude:

""La classificazione non è mai una semplice fotografia della destinazione d’uso di fatto esistente nelle diverse zone, ma essa deve tendere alla salvaguardia della popolazione dall’inquinamento acustico" (Del. Reg.le 77/2000): riteniamo quindi che questa debba essere l’occasione per la pianificazione del risanamento acustico della città proponendo obiettivi a breve e medio termine anche in concomitanza con altri interventi nel contesto urbano.

L’attuale attenzione per il problema degli inquinanti atmosferici impone scelte strategiche e gestionali in materia di traffico che dovranno intervenire sia nel numero che nella tipologia dei veicoli circolanti; vi saranno mutamenti nel trasporto pubblico come tramvia e linee metropolitane. Si offre quindi l’opportunità di operare in maniera sinergica sui principali fattori di inquinamento urbano quali emissioni e rumore.

Nei prossimi anni sono previste opere che porteranno grandi cambiamenti strutturali nella città di Firenze, ma che causeranno nella fase di esecuzione inevitabili disagi alla cittadinanza originati in gran parte dal rumore; è necessario che contestualmente si operi in tutte le circostanze possibili per ridurre l’esposizione al rumore della popolazione, salvaguardando in particolare la residenza e le fasce più vulnerabili della cittadinanza.

Le evidenze scientifiche degli effetti sulla salute di livelli di rumore che attualmente rappresentano la normalità per buona parte della città impongono che si dedichi a questo fattore ambientale particolare attenzione e che si effettuino scelte rigorose : per non continuare a sottostimare un problema reale mentre si adottano provvedimenti restrittivi su altre problematiche ambientali di non documentata rilevanza per le possibili ricadute in termini di salute".

Ebbene: la Relazione tecnica finale sulla classificazione acustica, emessa dalla Direzione Ambiente del Comune di Firenze il 10 marzo 2002, si occupa anche delle osservazioni prodotte dalla ASL 10. Nel dare atto che l'ASL 10 ritiene "che il PCCA non attui scelte sufficientemente rigorose con il rischio così di sottostimare un problema reale per la salute dei cittadini", per un verso definisce "in parte non pertinenti" alcune delle osservazioni dell'autorità tecnica sanitaria (non entriamo qui nel merito della querelle, rispetto al quale non disponiamo di sufficienti strumenti di analisi), per l'altro - e questo invece pare doverci seriamente preoccupare - si abbandona a una valutazione che ci pare davvero singolare: "la classificazione acustica non può divenire strumento antagonista delle scelte politico-urbanistiche, sociali ed economiche decise dall'Amministrazione o, peggio ancora, riflettere una realtà territoriale utopistica"!

Forse non siamo sufficientemente attrezzati a interpretare il linguaggio amministrativo: ma quel poco che da cittadini incompetenti riusciamo ad arguire sembrerebbe indicare che il potere politico chiede alle competenze tecniche di farsi da parte, di "non disturbare il manovratore". Un po' lo stesso messaggio che si ricava, lo abbiamo visto, da tutti gli atti delle Amministrazioni locali precedentemente descritti in materia di grandi cantieri: le "grandi opere" (con le conseguenze di aggravamento che esse generano innanzitutto sul traffico, madre di tutti i mali ambientali di Firenze) s'hanno da fare, e tutto ciò che può ostacolarle va ignorato o rimosso.

Il documento di controdeduzioni della Direzione Ambiente del Comune di Firenze richiama anche "la necessità che l'approccio alla problematica in esame sia prudente: proporre livelli di rumore irrealistici, che potranno essere rispettati solo sulla carta, potrebbe infatti risultare controproducente e a detrimento della serietà del problema, che verrebbe svilito dalla pratica impossibilità di risoluzione", e conclude con la "clausola" che troviamo anche all'art. 10 della proposta di Regolamento oggetto di queste nostre osservazioni (articolo al quale qui ritorniamo, dopo l'excursus sugli atteggiamenti amministrativi registrati in questi ultimi anni, e le preoccupazioni che ne derivano): "Occorre infine non dimenticare che il PCCA è un piano dinamico, ovvero non è un punto di arrivo ma il punto di partenza dell'azione di risanamento: in altri termini è previsto e logico che, nel tempo, man mano che l'azione di risanamento acustico trova pratica attuazione, passando prima attraverso il conseguimento dei citati valori di qualità, le classi acustiche assegnate possano essere progressivamente ridotte, mentre casi opposti rappresenteranno certamente eccezioni limitate, ad esempio, alle fasce di pertinenza territoriale di nuove infrastrutture di trasporto".

Ecco: è proprio del carattere di "eccezionalità limitata" di questi "casi opposti" che ci permettiamo di dubitare, e ragionevolmente ci pare, alla luce della pesantezza intrinseca degli interventi infrastrutturali e urbanistici programmati a Firenze, della loro proiezione nello spazio e della loro durata nel tempo (sia quella ufficiale, sia quella che risulterà dall'interferenza con le centinaia di variabili che una città complessa come Firenze necessariamente interpone).

 

8.

All'art. 10 (Grandi opere) della proposta di Regolamento delle attività rumorose si legge testualmente [nostri i grassetti]:

"Ai fini del presente articolo vengono individuate come grandi opere tutti quegli interventi edilizi e urbanistici che si caratterizzano come di interesse cittadino o che comunque per la loro complessità richiedano un’articolazione particolare delle autorizzazioni in deroga ai limiti di rumorosità. Per l’individuazione di dette opere viene incaricata la Direzione Nuove Infrastrutture che provvede, entro il mese di dicembre di ogni anno a redigere un elenco per l’anno successivo e a segnalarlo con provvedimento alla Direzione Ambiente.

Nei relativi bandi di gara dovrà essere inserito l’obbligo per le imprese appaltanti di ottenere le autorizzazioni in deroga ai limiti di rumore ai sensi della normativa vigente e del presente regolamento.

Le autorizzazioni in deroga rilasciate dalla Direzione Ambiente previo parere dell’A.S.L., per le grandi opere sono suddivise in due fasi distinte:

  1. una parte generale che ha valore per tutta la durata dei lavori per ottenere la quale, il soggetto appaltante deve presentare una domanda contenente:
    1. una relazione generale descrittiva dell’attività, redatta da tecnico competente in acustica con i valori limite da conseguire anche presso i recettori potenzialmente più disturbati da individuare con apposita planimetria;
    2. una procedura di accettazione redatta dalla direzione del cantiere, dei macchinari che vi operano che sostituisce l’elenco previsto dalla D.C.R. 77 del 22 febbraio 2000 e contenente

    1. l’individuazione dei percorsi di accesso al cantiere

  1. una parte di dettaglio per ogni fase della lavorazione, per ottenere la quale il soggetto appaltante dell’esecuzione dei lavori deve presentare la documentazione prevista dalla D.C.R. 77 del 22 febbraio 2000, con l’eccezione di quanto già prodotto nella parte generale".

Ora, se Firenze fosse una città nella quale gli interventi urbanistici rubricabili come "grandi opere" si inseriscono in piccole dosi adeguate alla delicatezza del tessuto, questa dell'"autorizzazione in deroga" per tutta la durata dei lavori (!) potrebbe ancora essere considerata una misura plausibile e accettabile, forse. Ma in una Firenze fragile e satura, programmata massicciamente per un decennio a betoniere, camion, trivelle e caterpillar, ci si domanda se è davvero sostenibile una clausola come quella liberalmente prevista all'art. 10. Chi stabilirà infatti se questo o quel cantiere si può definire da "grande opera"? Tautologicamente, la Direzione Nuove Infrastrutture. Su quali basi? Basterà dimostrare che si tratta di "interventi edilizi e urbanistici che si caratterizzano come di interesse cittadino". Certo, sarà assai più difficile dimostrare il contrario: quale Amministrazione azzarderebbe mai interventi deliberatamente in conflitto con l'interesse cittadino!? Ma mettiamo pure che risulti laborioso definire di interesse cittadino determinati cantieri. Ecco che sarà sufficiente dimostrare che "comunque per la loro complessità" questi interventi "richiedano un’articolazione particolare delle autorizzazioni in deroga ai limiti di rumorosità". Un vero capolavoro linguistico, ci pare: nel generico infatti c'è posto per tutto!

A questo punto alla Direzione Ambiente - cui è affidato il compito di rilasciare le autorizzazioni in deroga - sembra non restare altra scelta che "eseguire". Non farlo, per quanto è dato intendere, equivarrebbe a esprimere un giudizio tecnico sulle valutazioni urbanistiche: un'imperdonabile invasione di campo! Del resto, lo stesso regolamento proposto non sembra contemplare altra scelta, né indicare procedure in caso di mancato rilascio.

E quale ASL potrà mai permettersi di negare a sua volta un parere favorevole alla Direzione Ambiente? Si tratterebbe di un atto suscettibile di suonare come un inaccettabile giudizio politico! E infine, il parere dell'ASL sarà consultivo o vincolante?

Ci pare dunque che sia lo stesso iter procedimentale del rilascio delle autorizzazioni in deroga, in questo campo, a mostrare la corda, a non fornire sufficienti garanzie di serietà e imparzialità. Già sentiamo l'amministratore di turno tuonare contro pareri che si permettano di "divenire strumento antagonista delle scelte politico-urbanistiche, sociali ed economiche decise dall'Amministrazione"

Nei programmi della giunta, in realtà, i prossimi 10 anni a Firenze non saranno "ordinaria amministrazione", ma "eccezione permanente". E dunque la norma che maggiormente appare pesare, in questo regolamento, è proprio l'art. 10, quello delle autorizzazioni in deroga. Almeno in questa ottica, più che regolamento, esso assomiglia a una deregulation! Com'è possibile che non ci si sia accorti di quanto suona azzardato liberalizzare il rumore nonostante che "la situazione di inquinamento acustico presente in molte zone della città di Firenze sia già oggi, per problemi legati ai mezzi di trasporto, ben oltre i limiti considerati accettabili dall'OMS, raggiungendo quindi soglia di rischio per la salute della popolazione, per quanto attiene la possibilità di danni di tipo extrauditivo" (citata nota coordinatore del gruppo TAV Igiene Pubblica della ASL 10, dott. Giorgio Garofalo)?

In realtà la lettura congiunta dei documenti dell'ASL 10, dell'ARPAT e del Ministero dell'Ambiente è in grado di indicare con chiarezza anche a un bambino a quale stress trasversale l'amministrazione comunale rischia - nella diagnosi dei tecnici dell'ambiente e della salute - di sottoporre la città.

 

9.

Una questione non peregrina, infine, che chiediamo a codesta Commissione di sciogliere. Saranno i cantieri TAV (e quelli delle opere collegate, approvate insieme al sottoattraversamento e alla stazione sotterranea sotto il torrente Mugnone) tenuti comunque ad adeguarsi alle normative derivanti dal PCCA e dal Regolamento delle attività rumorose, qualsiasi essi siano, o verranno essi invece allestiti "a prescindere", in virtù delle clausole autorizzatorie liberali derivanti dall'approvazione dei progetti nella conferenza di servizi del 3.3.'99?

 

10.

Alla luce delle osservazioni sin qui svolte, l'Associazione di volontariato Idra - considerata la sofferenza ambientale e sanitaria di fondo della città di Firenze anche in materia di inquinamento acustico, e tenuto conto del fatto che le "grandi opere" in programma, e in parte già in corso di attuazione, con ogni evidenza non appaiono commisurate alle capacità di carico ambientale, fisico e psichico della città - chiede che proprio per questo tipo di cantierizzazioni debbano essere previste misure particolarmente garantiste della salute della popolazione, atteso che gli abitanti di Firenze dovranno appunto continuare ad abitarla anche per il prossimo decennio, e che dunque debba essere esclusa in partenza l'opzione di accordare autorizzazioni in deroga ai limiti fissati dalla normativa. La salute dei cittadini non può essere sacrificata alla passione degli amministratori per scelte infrastrutturali e urbanistiche opinabili e non sottoposte alla valutazione consapevole e informata della popolazione. Idra chiede quindi che le "grandi opere", per la continuità sostanziale che gli impatti determinano in una città già sotto stress, ricadano - anche ove i segmenti di attività si esauriscano individualmente in periodi di tempo limitati e/o siano legati ad ubicazioni variabili - nella normativa prevista al "Titolo II - Attività rumorose di carattere permanente", e non siano abilitate a fruire di autorizzazioni in deroga.

back